Talvolta le grandi mostre occupano lo spazio una stanza. È il caso della bella mostra-dossier Intorno alla Santa Caterina di Giovanni Ricca. Jusepe de Ribera e la pittura a Napoli (12 dicembre 2015-14 gennaio 2016), ospitata nella Camera delle Guardie di Palazzo Madama a Torino.
Fulcro dell’esposizione è una affascinante Santa Caterina che per diversi decenni ha costituito uno dei problemi più spinosi del Seicento napoletano. Acquisita dai Musei Civici torinesi nel 2006 (proviene dalla collezione Einaudi), la tela fu pubblicata per la prima volta da Raffaello Causa nel 1972 con l’attribuzione a un ipotetico Maestro di Resina, per passare poi sotto l’etichetta di Bartolomeo Bassante, che tuttavia non ha mai trovato il pieno accordo degli studiosi.
Spetta a Giuseppe Porzio il merito di aver finalmente assegnato alla santa torinese la sua corretta collocazione all’interno della produzione di Giovanni Ricca (Napoli, 1603-1656?), brillante esponente dell’ambito riberesco partenopeo di cui solo di recente si è riusciti a tracciare il profilo artistico.
Il corpus di Ricca è rappresentato in mostra dal Martirio di sant’Orsola della Fondazione De Vito, dalla pala di collezione privata con Santa Elisabetta d’Ungheria e santa Francesca Romana, ma soprattutto da tre smaglianti figure femminili realizzate dall’artista tra il 1630 e il 1634, accomunate dalla resa raffinatissima degli incarnati e dei particolari decorativi. Alla Santa Caterina Einaudi fanno infatti da cornice la Giuditta con la testa di Oloferne del Museo Diocesano di Salerno e un’altra Santa Caterina, più introversa e meditativa della precedente, apparsa pochi mesi fa ad un’asta viennese.